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Saranno indagati i poliziotti del SIJIN per aver consentito l'alterazione della scena nel caso Mario Paciolla

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Qualcosa si muove dalla Colombia, anche se continuiamo a nutrire molti e forti dubbi circa il raggiungimento della verità su quanto è accaduto a Mario. Sono stati messi sotto inchiesta i quattro poliziotti intervenuti dopo il ritrovamento del corpo di Mario; per loro, da quello che ricaviamo leggendo e traducendo l’articolo di Claudia Julieta Duque, l’accusa è di essere stati negligenti perchè avrebbero permesso al personale delle Nazioni Unite di alterare la scena del crimine. Nel frattempo continuano i silenzi del capo missione ONU in Colombia: nessuna risposta sul contenuto della telefonata (forse l’ultima della sua vita) al capo della sicurezza - un ex militare che ha lavorato per le industrie petrolifere e minerarie - che Mario aveva chiamato poco prima che il suo telefono smettesse di essere connesso.

Il fatto di non aver custodito il posto ha permesso che il giorno dopo la morte di Paciolla i funzionari dell'Unità investigativa speciale (SIU) del Dipartimento de Salvaguarda y Seguridad delle Nazioni Unite, assegnati alla Missione de Verificación, abbiano pulito il sito e raccolto gli effetti personali dell’italiano.

L'ufficio del Procuratore Generale della Nazione ha ordinato di indagare sugli agenti della Sezione di indagine penale (SIJIN) della polizia di San Vicente del Caguán che hanno permesso ai membri della Missione de Verificación delle Nazioni Unite in Colombia di raccogliere gli effetti personali del volontario Mario Paciolla e alterare il luogo in cui è stato trovato morto il 15 luglio.

Nel constatare che il SIJIN ha trascurato di sorvegliare l'appartamento in cui viveva il volontario italiano, situato nel quartiere di Villa Ferro di quel comune, e di aver agito negligentemente non evitando l'alterazione della scena degli eventi da parte della Missione dell'ONU – che in pratica costituisce un intralcio alla giustizia -, il Procuratore dell’8° Sezione speciale di Florencia ha aperto un fascicolo contro gli agenti di pattuglia Yomer José Velandia Casallas, Jesús Alberto Rada Gutiérrez, Carlos Alberto Cerón Anacona e Cristian David Giraldo López, che erano stai incaricati delle indagini iniziali.

Il fatto di non aver custodito il posto ha permesso che un giorno dopo la morte di Paciolla, i funzionari dell'Unità investigativa speciale (SIU) del Dipartimento de Salvaguarda y Seguridad (n.d.t. - Dipartimento che si occupa della tutela e della sicurezza del personale) delle Nazioni Unite, assegnati alla Missione di verifica, abbiano pulito il sito e raccolto gli effetti personali dell’italiano, perdendo così la possibilità di ricostruire i fatti o raccogliere nuove prove materiali con l’obbligo di custodia adeguata, come riportato da El Espectador. (n.d.t. - la traduzione di questo articolo la trovate qui).

Secondo l'inventario inviato alla famiglia Paciolla Motta in Italia, nell’appartamento del suo “oficial de terreno” (n.d.t. – il ruolo assegnato a Mario, si può tradurre operatore sul campo) la Missione ha trovato oltre 7 milioni di pesos in contanti (n.d.t. - circa 1.695 euro al cambio del 15 luglio), carte di credito, il passaporto e una fotocamera Canon EOS700D con i rispettivi obiettivi, la custodia e scheda SD, un mouse, una pen drive, un mp3, vari diari, quaderni, ricevute e fotografie stampate, i suoi vestiti e altri effetti personali.

L'azione delle Nazioni Unite nelle indagini giudiziarie prevedeva la presenza all'autopsia del capo dell'Unità Medica della missione, Jaime Hernán Pedraza Liévano, nonostante non fosse un medico legale.

La Procura ha inoltre definito le audizioni che verranno fatte nelle prossime ore, tra cui la dichiarazione di Christian Leonardo Thompson Garzón, contatto di sicurezza della Missione delle Nazioni Unite a San Vicente del Caguán, che Mario Paciolla chiamò il 14 luglio alle 10 di sera, poche ore prima di morire.

Secondo il curriculum, che ieri appariva su LinkedIn (n.d.t. - attualmente il profilo non risulta accessibile), Thompson Garzón è un sottufficiale in pensione dell'Esercito, amministratore aziendale e esperto in Scienze Militari che ha ricoperto ruoli amministrativi, operativi e manageriali sia a livello nazionale che internazionale, oltre alle Nazioni Unite ha lavorato in società minerarie e di idrocarburi.

Questa giornalista ha inviato sette domande al capo della Misión de Verificación, Carlos Ruiz Massieu, in merito alle azioni che potrebbero comportare intralcio alle indagini del Procuratore in Colombia o in Italia, alla sorte degli effetti personali di Mario Paciolla e al contesto in cui è stata effettuata la chiamata a Thompson Garzón.

Il funzionario è rimasto in silenzio e al suo posto ha delegato l'addetta stampa della Missione, Liliana Garavito, che ha inviato una breve nota sulla volontà espressa dell'agenzia di collaborare alle indagini. Tuttavia gli atteggiamenti delle Nazioni Unite indicano il contrario.

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